Pannella esalta Tancredi e attacca la sinistra

TERAMO – Torna nella sua città ed esalta la riconciliazione, prima della sua scomparsa, con l’onorevole Antonio Tancredi, del cui figlio senatore e candidato ricorda ed apprezza la doppia tessera Pdl e radicale («come un altro politico abruzzese, Rocco Salini»), per sottolineare «quel Dna che è negli abruzzesi per le battaglie radicali per la giusitizia». Marco Pannella è in campagna elettorale per la lista "Amnistia, giustizia e libertà" di cui ha presentato i candidati teramani (Vincenzo Di Nanna e Orazio Papilii alla Camera e Renato Ciminà al Senato) e per non dimenticare il suo Dna, ricorda tutto ciò che dal ’55 a oggi il suo partito ha fatto, anticipando tempi e partiti. Dalle battaglie per la chiusura dei manicomi ("ci hanno bloccato il referendum perchè contestavamo che non c’era una lira per la riconversione delle strutture"), a quelle sull’aborto e il divorzio. Si è commosso il leader radicale quando ha ricordato il suo "maestro di vita" Ernesto Rossi, tra i promotori del federalismo europeo insieme ad Altiero Spinelli ("noi radicali boicottammo la nascita della Ced, sostanzialmente l’Esercito dell’Unione europea") e si è commosso quando ha ricordato la "rottura" con il vecchio simbolo del partito "un giacobino berretto frisia"). Il riferimento all’Abruzzo gli è utile per tirare l’ennesima stoccata al presidente Giorgio Napolitano, di cui chiede ufficialmente «che venga processato per attentato allo Stato», «Cesare della ragione di Stato contro Pietro», proponendo che al Colle salga un conterraneo doc, il senatore Franco Marini, «di cui parlerei bene anche se non fossimo ‘bestie’ della nostra stessa terra». Il tema scottante su cui il leader radicale si infervora è quello delle carceri e sprattutto sul diritto umano – che Pannella annuncia entro due anni riconosciuto all’Onu, «alla conoscenza della verità sui comportamenti dello Stato», per evitare che «la ragione di Stato prevalga sul senso dello Stato». Pannella ha puntato il dito anche contro la partitocrazia italiana, che demonizza «l’alterità radicale come unico pericolo alternativo, in quanto alterità storica che viene da lontano». Vendola («Qualcuno lo ha definito Gabriele D’Annunzio, perchè sa raccontare, ma dico io… delle Puglie…») e Bersani forse vinceranno le elezioni per Pannella, ma «per paura, perchè hanno descritto come il male assoluto la possibilità che Berlusconi vinca le elezioni… invece di cambiare…». Il ‘rischio’ che ci sia un deputato abruzzese è alto per Pannella, che ricordando Ignazio Silone e Benedetto Croce, più vicino a Pescasseroli che alla Campania, parla di sorprese: «Ne abbiamo fatte tante nella nostra storia – ha concluso il leader radicale -. Tutti vorrebbero che noi scomparissimo ma se fossi in loro non ci conterei molto…».